A te, a me e a tutti i bambini che vengono presi prigionieri.
Siamo cattivi?
No, anche se lo possiamo diventare.
Siamo legati alla catena alimentare, fisica e psichica, la cui legge è l’aggressione e di conseguenza al dolore e alla morte?
Si, anche se la possiamo mitigare e in un qualche modo trascendere.
C’è poco da dire, indubbiamente la vita si nutre di vita, di vita animale e di vita vegetale a livello fisico; di vita psichica ed emotiva a livello psico-emotivo.
A tutti i livelli esistenziali pare che nessuno possa sfuggire a questa inesorabile legge.
Questa è la base dell’immensa sofferenza in cui siamo tutti immersi.
Vito Mancuso dice che siamo “CAPTIVI” nel senso latino del termine, cioè siamo “prigionieri”. Prigionieri della vita che si nutre di vita, della vita che è fatta di sangue, della vita che è un fatto di sangue.
Questo è il vasto mare che ci contiene e che noi a nostra volta conteniamo dentro di noi.
Il Buddha stesso ha iniziato il suo insegnamento da questo punto, “la vita è sofferenza”.
È un punto oggettivo, pragmatico, ineluttabile, non è né nichilismo né pessimismo. Stando qui al mondo c’è da sottostare alle sue leggi. C’è sofferenza nella nascita, nella malattia nella morte.
Da qui dovremmo partire e da qui dovremmo evolvere.
Che fare allora?
Dobbiamo uccidere e ucciderci l’un l’altro?
La logica che governa il nostro essere qui, è sempre, ovunque e inevitabilmente, morte tua vita mia?
Dobbiamo distruggere la nostra madre terra?
No!
Al contrario è nostro compito eroico inclinarci alla ricerca della liberazione da tutto quell’immenso dolore che potrebbe essere evitato, perché tanta di questa sofferenza può e deve essere non alimentata.
Ciò che non posso cambiare lo accetto, ciò che posso cambiare lo cambio.
E’ possibile, razionalmente e concretamente, trasformare l’orrore in bellezza e in cura, in saggezza e in amore. C’è chi lo fa, ti sarà capitato anche a te, anche tu ti sarai sicuramente alimentato di questa gioia, di questo incedere pacifico e sicuro.
La vera felicità nasce dalla consapevolezza.
Fin dall’inizio gli esseri umani hanno avvertito che da questa catena, almeno con una parte di sé, è possibile liberarsi. Ed è da questo desiderio di liberazione, da questa intuizione di potercela fare che sono nate l’etica e la spiritualità.
L’etica e la spiritualità quando sono autentiche sono la testimonianza della reale possibilità della liberazione dalla catena.
Questa è Prajna, saggezza.
La saggezza lenisce il dolore istintuale e ci fa agire in propensione della trasformazione alchemica che dalla bestia porta alla bontà d’animo. Ed è grazie a questa volontà di trasformazione evolutiva che la mente, il cuore e l’anima si allargano. Si fa spazio all’amore, qualcosa di incommensurabile e al di l’ha degli inevitabili legami con questa catena.
Questa è Karuna, compassione e benevolenza.
La benevolenza scioglie la cattiveria dentro di noi e ci libera dalla prigionia originale.
La benevolenza è azione che parte da dentro.
Non spengiamo la fiamma evolutiva, non ripetiamo i soliti schemi egoici, le solite guerre, le solite strade piene di polvere delirio e sangue.
Né cattivo né captivo.
Scelgo di essere pace.
Nico