Un’azione quotidiana, rimanere umani.
Meditare significa essere presenti a ciò che succede dentro e fuori di noi. E’ capirne profondamente le cause e gli effetti.
Oggi assistiamo alla sofferenza di molte persone e all’annientamento della vita, e della speranza. Dobbiamo essere motivati a fare qualcosa per lenire queste avversità alla bellezza.
Il nostro primo compito è NON DISTRARCI dalle continue stimolazioni del produci-consuma-crepa (noi, paura, loro).
Vogliamo prenderci cura di noi stessi e risolvere la crisi globale dentro di noi (bodhichitta), per poi uscire e sostenere gli altri (bodhisattva).
C’è da muoversi consapevolmente accanto alla sofferenza. C’è da praticare il respiro consapevole mentre i bambini muoiono di fame e altri si abbuffano del superfluo. Se non pratichiamo in questi momenti, rischiamo di perdere noi stessi, di esaurirci e di non poter più aiutare nessuno.
Le pratiche di consapevolezza ci danno l’energia e la stabilità necessarie per coltivare un cuore compassionevole.
La “Meditazione Impegnata” nasce proprio in queste situazioni: preservare la nostra pratica per poter rispondere alle tentazioni e alle sofferenze che ci circondano.
La pace non inizia in un trattato, ma nell’intimità della nostra mente-cuore. Le azioni (kharma) non sono prive di conflitto, sono scelte. Semi che VOGLIAMO coltivare ogni giorno.
Per questo la meditazione è il primo passo per un’azione sociale. Un atto concreto di ribellione contro la ferocia dell’ego. Non lasciamoci tramortire. Rimaniamo presenti e umani.
Se non ora, quando?
“L’ottimismo è debole. Può rapidamente trasformarsi in pessimismo quando le circostanze cambiano.
Il sentire è una fonte di forza inesorabile.
Il sentire è la tua capacità di vedere che c’è luce nonostante tutta l’oscurità.
Proteggi il tuo sentire.
Perché il mondo ha bisogno di persone che sentono ancora”.
Nico
