La pratica meditativa ci catapulta nell’imprevisto perché ci apre al momento presente che è per sua natura, unico, sempre nuovo e per questo imprevedibile. L’imprevisto è un grande maestro di vita ed è da esso che possiamo trarre il materiale vivo per costruire il nostro cammino nell’ordinarietà come nella straordinarietà.
Interessante è comprendere veramente chi siamo e quindi chi sono gli altri, anche quando le aspettative vengono rotte e ci troviamo alla deriva in mari sconosciuti e in abiti scomodi: un fallimento, una difficoltà imprevista, un dissesto emotivo, finanziario, psicologico, una relazione che va all’aria, una società catturata dalla follia ego-distruttiva. In tutti questi contesti vediamo davvero la forza e la statura interiore di noi stessi o degli altri. Non è una questione di giudizio, ma è un’assunzione di responsabilità su dove siamo ora.
Praticando la consapevolezza del sentire ci alleniamo ogni giorno al cambiamento, famigliarizziamo con la saggezza dell’imprevisto. In fondo è l’imprevisto che rompe le maschere, che erode le finzioni e fa emergere chi siamo nel profondo.
Su che Dharma stai procedendo?
Ripensa ai momenti disordinari: sei stato perso nel caos oppure hai avuto la capacità di sostare e sostenere, ristrutturare e adattarti agli eventi?
Ripensa alle derive psico-emotive che hai o hai avuto: sono state occasioni di scoperta oppure di demolizione incontrollata?
Crollare di fronte a agli imprevisti ci sta, è inevitabile a volte, però ci sta pure il rialzarsi; imparare per dare significato e non significato alle cose. Secondo me la pratica meditativa stimola ed aiuta ad attuare questo secondo tipo di condizione.
Diamoci la possibilità, i Dharma di valore sono tanti. Mettiamoci e o rimaniamo sul sentiero. L’imprevisto è “dentro ogni angolo”.
Rimaniamo principianti del cambiamento.
Se non ora quando?