Un’azione di pace: tornare alla radice del conflitto

La guerra che sia vicina o lontana, interiore o esteriore, visibile o subdola fa male, crea paura e contrazione, attiva tutte quelle altre emozioni (stimolazioni ormonali) che chiudono alla possibilità, troncano la speranza, piegano la vita, insultano la saggezza.
La guerra è dentro di noi!
Ogni tipo di conflitto se prolungato e non compreso alle sue radici ci porta nella ruota diabolica dell’illusorietà (samsara) che ci spezza l’esistenza e i veli dell’ignoranza tappano e oscurano la meraviglia.
E tu? Dove sei finit@?
Essere in pace è un costante e continuo movimento di equilibri, di autoregolazione da agire in ogni momento. Non c’è ferie per l’armonia e la giustizia.
Per vivere in pace c’è da comprendere le cause della guerra dentro di noi.
Dove nascono queste cause? Perché nascono?
Per vivere in pace c’è da autodisciplinarsi in ogni momento, è una sadhana costante, uno “retto” sforzo da comprendere, scegliere e da fare.
La mia autodisciplina quotidiana, la possibilità che ho scelto, è quella di lavorare sulla consapevolezza che parte dal corpo. Lo faccio attraverso alcune tecnologie che ho appreso in tanti anni di pratica: le asana dello yoga e il qigong; la meditazione di consapevolezza e l’immersione nel mondo naturale.
Questi per me e per molte altre persone sono validi e concreti strumenti che conducono alla comprensione delle cause dei conflitti che ciclicamente e sistematicamente devastano i mondi.
Gli esercizi di consapevolezza sul corpo e sul respiro, se sono fondati su una base etica e virtuosa, ci portano a stare e a non fuggire dal sentire. Ci aprono alla comprensione che si fa compassione, non violenza.
Al contrario fuggire evitando le sensazioni e le emozioni attraverso la contrazione o la distrazione è come vivere con un vestito stretto, ci toglie il fiato, ci immobilizza e crea reazioni sconsiderate. Violenza.
Ti sei chiest@ da dove nascono queste emozioni? Perché nascono?
Le emozioni come l’ansia, la paura, la vergogna e la rabbia creano tensioni muscolari e la conseguente limitazione della respirazione. Si muore d’aria e si colpisce indistintamente.
Le emozioni come l’accettazione, il coraggio, la veridicità e l’amore distendono le tensioni ed aprono ad un respiro profondo, ricco, pieno.
Questo è ciò che ho compreso e inteso per meditazione ad oggi.
Un lavoro consapevole sul corpo e lo studio dei funzionamenti interni del pensiero è meditare, famigliarizzare con.
Osservare, comprendere e lasciar scorrere.
La meditazione allora è un atto di pace che possiamo nutrire ogni giorno.
Coltivare la consapevolezza mi permette di sorreggere ed affrontare i vari conflitti a cui sono sottoposto nel quotidiano. Mi permette di sentirmi dalla parte giusta della storia. Non la storia raccontata dalle idee, ma la storia vissuta dalle sensazioni del corpo, in presenza.
Il corpo non mente.
Anche nella grande complessità in cui siamo tutti immersi ho scelto e scelgo ogni momento da che parte stare: sto nella comprensione della follia delle parti.
Nella pratica giornaliera, a volte con difficoltà a volte con facoltà, ritorno all’adesso, corpo, respiro.
Tornare qui senza per forza correggere o modificare è come aprire lo spazio della costrizione, restituendogli agio, restituendogli attenzione e intimità.
Se non coltivo dentro di me l’apertura, la cura e la concentrazione come posso pretenderla e attenderla dal fuori?
Questa è la consapevolezza impegnata.
E tu?
Non mollare l’impegno con te stess@.
Nico
(foto, India 2005)

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