TOOLS DI CONSAPEVOLEZZA

TOOLS DI CONSAPEVOLEZZA

Oggi riflettevo sul valore reale che la mia pratica personale ha sulle varie vicende della mia vita, perché, ciò che è importante è la vita di tutti i giorni.
Non ti pare?
La vita si gioca nella bellezza e nell’agio come nella tristezza e nelle problematiche fisiche, mentali e sociali del quotidiano. I rapporti interpersonali, i silenzi, le scelte e le interferenze, le emozioni, i lutti e gli sguardi persi o vissuti nell’unità, questo è ciò che accade.
Perché in mezzo a tutto ciò ho deciso di coltivare le pratiche di consapevolezza?
Primo perché ho le condizioni per farlo, mi pare una grande fortuna e ringrazio. Secondo perché ho una profonda esigenza, ho il giusto disagio interiore, ho quella sete per intraprendere la ricerca della “sostanza” che mi possa insegnare come potermi dissetare. In ultimo per essere più sano, stabile e lucido nella gestione di tutti questi momenti inevitabili dell’esistenza.
Conoscere le cause, riconoscere gli effetti.
Con la meditazione, che è cura di sé e sforzo, mi espongo al contatto con ciò che c’è nel presente, lasciando emergere l’osservazione profonda che sa accogliere e maturare soluzioni, se e quando ci sono.
L’intento e la visione si alimentano.
Con le pratiche meditative e lo studio giornaliero mi do la possibilità di tornare in contatto col funzionamento del “sistema” che mi fa fare l’esperienza. Sto con il corpo (la materia) e la mente (la coscienza/anima).
Ho sradicato la miseria?
No, ma sono sempre più agile nel comprenderla.
Quando l’amore e la gioia, o la gelosia la tristezza e la violenza appaiono ha colorare il presente, l’allenamento quotidiano della pratica mi viene in aiuto e mi sostiene nelle azioni o nelle reazioni da compiere o da non compiere.
La pratica è stare nel cammino non nell’illusione della meta.
Attraverso l’indagine del respiro e lo studio del vuoto creativo sono più sensibile a ciò che c’è. Lì la coscienza si incarna.
Il mio personale esercizio e le lezioni che propongo sono sia vita che preparazione alla vita. Insomma qualcosa di semplice, quotidiano e significativo. Se non c’è questo la consapevolezza e l’etica non è mai iniziata.
“«Imparare a pensare» di fatto significa imparare a esercitare un certo controllo su come e su cosa pensare. Significa avere quel minimo di consapevolezza che permette di scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato all’esperienza. Perché se non sapete o non volete esercitare questo tipo di scelta nella vita da adulti, siete fregati. Un vecchio cliché vuole che la mente sia un ottimo servo ma un pessimo padrone. Questo, come molti altri cliché in apparenza fiacchi e banali, in realtà esprime una grande, terribile verità.”
David Foster Wallace

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